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lunedì 11 agosto 2014

Se il cagnolino morde il portafoglio

 


Senza saperlo, ogni anno gli Italiani spendono miliardi di euro per gli animali, ma ne beneficiano davvero solo le associazioni animaliste, attraverso business nascosti…

Incrociando i dati relativi al numero ed alla durata dei processi in Italia, tratti dalla recente "Relazione Ministeriale sull'amministrazione della Giustizia, con quelli relativi alla spesa pubblica complessiva per i Tribunali e le Procure, tratti dallo specifico dossier dell'associazione "Detenuto Ignoto", e quelli forniti dall'associazione animalista Lav, relativi al numero dei fascicoli aperti ogni giorno per reati a danno di animali: 24 (uno ogni ora), emergono risultati sconcertanti:

non solo risulta piu' chiaro come mai i Tribunali siano "intasati", ma si puo' stimare che i circa 9mila procedimenti aperti ogni anno per cagnolini e bestie varie, per arrivare a concludersi, mediamente in 5 anni, possano costare agli Italiani qualcosa come 40milioni di euro!…

Probabilmente anche di piu', visto che gia' nel 2010, fonti animaliste lamentavano l'apertura di "soli" 3.500 procedimenti in tutta Italia a fronte di ben 109.500 segnalazioni di presunti reati a danno degli animali…

Si deve tener presente che qualsiasi denuncia, anche la piu' assurda, necessita di essere registrata da un Agente di Polizia, che la deve girare alla Procura, oppure depositata presso l'apposito ufficio giudiziario che la deve protocollare. Poi la Procura dovra' leggerla e valutarla, iscriverla in un apposito modello e anche se decidesse di archiviarla, dovra' avvertire il querelante, in genere attraverso la Polizia o per raccomandata con ricevuta di ritorno, per consentirgli di opporsi. In tal caso sara' il Gip a rivalutare nuovamente il tutto, per decidere se proseguire o meno. Un iter che certo non costa quattro lire e che grava sempre sulle tasche dei contribuenti.

A questi costi si aggiungono quelli per le Forze dell'Ordine impegnate nelle operazioni inerenti cagnolini e bestie varie: indagini, perquisizioni, sequestri. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, nel 2012, le Forze dell'Ordine ci sono costate 17 miliardi di euro. Ovviamente non tutte le 324.339 unita' attive (Eurostat 2005) hanno dovuto dedicarsi agli animali, ma si fa presto a fare il conto di quanto possa costarci uno spiegamento di tre, cinque, quindici Agenti, automezzi e attrezzature varie, impegnati uno o piu' giorni per sequestrare un furgone di cani o qualche tigre del circo, che comunque poi vengono affidati agli animalisti.
Non c'e' quindi da stupirsi che ora questi ultimi siano preoccupati per il recente Disegno di Legge sulla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, che propone l'assorbimento delle funzioni di polizia del Corpo Forestale dello Stato in quelle delle altre forze di polizia e delle amministrazioni locali, essendo il CFS il piu' sfruttato in questo tipo di operazioni ed avendo con esso addirittura una convenzione.

Poi ci sono i Veterinari che devono intervenire. Secondo una stima del SIVeLP i Veterinari pubblici ci costano ciascuno circa 100mila euro l'anno (70 euro l'ora) e in Italia ne abbiamo circa 8mila, di cui quasi 6mila nel Sistema Sanitario Nazionale. Tantissimi se consideriamo che la Germania, con piu' del doppio del nostro patrimonio zootecnico e 85milioni di abitanti ne ha meno della meta', pochissimi se li impegnamo con cagnolini, annessi e connessi, tanto da metterli in difficolta' nel riuscire ad eseguire tutti i controlli necessari a garantire la sicurezza alimentare dei consumatori…

In fine gli animali sequestrati finiscono in genere in centri di recupero, che normalmente godono di finanziamenti pubblici; se cani, in canile, cosi' i costi della loro detenzione finiscono magari nel calderone della spesa per il randagismo, stimata da AACI nel 2010 in circa 2miliardi di euro, anche quelli tutti a carico dei contribuenti. Anche qui e' singolare, fa notare AssoCanili, come le associazioni animaliste che denunciano continuamente il "business dei canili", poi siano di fatto loro a gestire il 75% delle strutture.

Guarda caso, a Roma c'e' stata una vera e propria sollevazione degli animalisti quando il Sindaco Marino ha proposto di affidare la gestione di cani e gatti con bandi trasparenti aperti anche a strutture private, esattamente come avviene per tutta la Sanita' Umana.

Difficile quindi fare un conto preciso di quanto costi allo Stato, a noi tutti, l'intero meccanismo, ma viene il mal di testa al solo pensarci.

Perlomeno ne avremo un buon ritorno? Assolutamente no! Ripartendo dai processi da cui avevamo iniziato, per ammissione della stessa Lav, "i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30%, e di questi solo la meta' si concludono con sentenza di condanna". Inoltre, per effetto di un meccanismo perverso introdotto dalla Legge 189/04, gli animali oggetto di provvedimenti di sequestro o di confisca sono affidati alle associazioni animaliste, le quali sono loro stesse anche destinatarie delle entrate derivanti dall'applicazione delle sanzioni e possono pure costituirsi parte civile per chiedere loro i danni. La Pubblica Amministrazione e' l'unica che ne esce sempre e comunque perdente: anche quando i reati vengono effettivamente riscontrati e condannati (e questo avviene in bassissima percentuale), paga comunque per un servizio (se cosi' si puo' chiamarlo) che reca benefici a qualcun altro.

E non finisce qui!...

Le associazioni animaliste, in base ad un'interpretazione ampia e piuttosto singolare del concetto di "tutela e valorizzazione dell'ambiente", si auto dichiarano impegnate in questa attivita', per acquisire la qualifica di Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilita' sociale). Tale qualifica consente loro di ottenere  un regime tributario di favore per quanto riguarda le imposte sui redditi, l'imposta sul valore aggiunto (IVA) e le altre imposte indirette, nonche' di poter rientrare tra i destinatari del cinque per mille, la quota dell'imposta IRPEF, che in base alle destinazioni indicate dai cittadini nella dichiarazione dei redditi, lo Stato ripartisce tra gli enti che svolgono attivita' socialmente rilevanti, per dar loro sostegno.

Non stupisce che le associazioni animaliste si auto dichiarino "di utilita' sociale", stupisce che un Ministro abbia emesso, ed i Ministri successivi non abbiano ritirato, decreti che riconoscono come "impegnate nella tutela e valorizzazione dell'ambiente" organizzazioni pro nutrie, scoiattoli grigi, cani e gatti randagi, che l'ambiente lo distruggono…

Cio' che e' certo e' che il risultato produce ovviamente una certa sottrazione fiscale ed anche una distrazione di decine di milioni di euro di risorse che potrebbero sostenere attivita' quali l'assistenza sociale e sanitaria, l'istruzione, la tutela dei diritti civili, la ricerca scientifica di particolare interesse sociale. E' paradossale, ma il sistema consente di togliere sostegno a chi attua la ricerca per guarirci dalle malattie, per darlo a chi invece la ostacola…

E' freschissima la notizia della scoperta ad Atlanta (Georgia –USA) di una possibile cura per l'ebola, ottenuta sperimentando su primati anticorpi prodotti su piante di tabacco OGM. In Italia ci saremmo tenuti l'ebola!...

E non finisce qui!...

A corollario vi sono numerosi altri business animalisti che paghiamo noi: alcuni consolidati, come le convenzioni per iniziative promozionali che gravano sui bilanci dei Comuni o la formazione animalista che grava sui bilanci delle Regioni o di altri enti comunque sempre facenti capo alla Pubblica Amministrazione; alcuni in fase di avviamento, come il soccorso stradale degli animali: il nuovo Codice della strada pone il soccorso dell'animale incidentato a carico dell'Ente Pubblico, ma guarda caso sono le associazioni animaliste che hanno proposto e caldeggiato la norma che sono corse a dotarsi di apposite ambulanze. Che siano loro ad effettuare il servizio, ma a spese nostre, ormai e' quasi scontato…

Insomma, sono un'infinita' i rivoli di denaro, tanto denaro, che esce dal portafoglio degli Italiani per finire nelle fauci del cagnolino animalista!... quasi sempre in maniera indiretta, senza quasi che ce ne accorgiamo: non e' infatti riscontrabile un trasferimento diretto di tutti i miliardi di euro citati dalle casse dello Stato a quelle delle associazioni animaliste, ma di fatto lo Stato, noi Italiani, quei soldi li spendiamo, e non certo per risolvere i problemi (quello del randagismo e' solo il caso piu' lampante). Altrettanto di fatto, le associazioni animaliste incassano cosi' tanti soldi da potersi permettere di investirne buona parte in campagne mediatiche professionali a tutti i livelli ed azioni di lobbyng presso i decisori, azioni che sono sempre ben mascherate dietro al cagnolino, ma che di fatto sono finalizzate le prime ad incrementare direttamente le entrate, le seconde a creare le condizioni per favorire le prime…

E va inoltre considerato che molte di queste azioni sono tese a rendere difficile, insostenibile, l'aprire e il far funzionare le attivita' economiche normali con gli animali (e' una strategia quella di creare i problemi per poi proporre le proprie soluzioni), con incalcolabili danni per l'economia, l'occupazione e la crescita di cui tanto avremmo bisogno… Ma di questo parleremo in altra occasione…

Al momento ci accontentiamo che chi ha avuto la pazienza di leggere tutto il pezzo e fare due conti, si ricreda se pensava fossero marginali gli interessi che si celano dietro alle associazioni e alle politiche del cagnolino… e magari si incazzi un po'!...


Massimiliano Filippi, Segretario Generale FederFauna




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Redazione del CorrieredelWeb.it


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